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When I first met my girlfriend Beatrix several years ago, I was afraid that my hobbies would appear to her as childish and make her think less of me. Being a gamer was not such a common thing, and the terms nerd, geek, and others were mostly used in derogatory terms. Nevertheless, after a few months, I discovered that she had a geeky side too! Among other things, she had read the “Grey Star the Wizard” gamebooks by Ian Paige (and set in Dever’s Magnamund), her favourite book was “The Hobbit” by Tolkien and it didn’t take long for her to become a fanatical “Vampire: the Masquerade” player (she still rambles on about how powerful her Tremere character was).
When I first met my girlfriend Beatrix several years ago, I was afraid that my hobbies would appear to her as childish and make her think less of me. Being a gamer was not such a common thing, and the terms nerd, geek, and others were mostly used in derogatory terms. Nevertheless, after a few months, I discovered that she had a geeky side too! Among other things, she had read the “Grey Star the Wizard” gamebooks by Ian Paige (and set in Dever’s Magnamund), her favourite book was “The Hobbit” by Tolkien and it didn’t take long for her to become a fanatical “Vampire: the Masquerade” player (she still rambles on about how powerful her Tremere character was).
Once, we were talking about tabletop games, and
I mentioned “HeroQuest”. Imagine my surprise when she said to me: “Oh yeah,
HeroQuest! I have that, with two expansions.” Two thoughts crossed my mind:
first, why didn’t she tell me that before; second, she’s a keeper. The game had
been one of my favourite childhood games, as my neighbour had the whole game
set with all the available expansions and we would play it ad nauseam every summer. More recently I asked him a couple of
times if he wanted to sell the game to me, but obviously, being a serious gamer
and collector, he politely declined. I can’t blame him.
Anyway, I urged Beatrix to seek out the
game, which had been stored in one of the many wardrobes in her attic, as I
definitely wanted to see the conditions of the main box and of the two
expansions. All in all, it was in a decent state, with only a couple of cards
missing from the main deck, and a few elements from the expansions that were
nowhere to be found. By the way, the expansion are “Return of the Witch Lord”
and “Kellar’s Keep”. I was so hoping that she’d also have “The Wizards of
Morcar”, but that one is kind of hard to find, and to be honest we had more
than enough material for a nostalgia trip with the stuff she had dug out of the
attic.
Of course, we organized a few game dates in
which we played several quests with our friends, and we had a great time. All
of us had played “HeroQuest” during our childhood, and each one of us was eager
to replay it ad relive the adventures of the four dungeon-crawling heroes. We
also played it on New Year’s Eve, being the nerds we are, and it was fantastic.
Everyone had a favourite character, monster, type of adventure, and we all had
a chance to play as a group of kids once more. Priceless!
“HeroQuest” was designed by Stephen Baker and
published in 1989 as a joint effort by Milton Bradley and Games Workshop. It was loosely set in the Warhammer universe. More
than just a game, it was a game system, which allowed for expansions and
customization. A “Design Kit” came out, as well as three novels based on the
setting. A few years later, an “Advanced” edition came out, with a more complex
ruleset. In my opinion, however, one of the things that made
the game great was its simplicity when compared to a full-fledged role-playing
game, paired with its incredible attention to details. The miniatures, the game
board, the screen, the dice, and most of all the cards (illustrated by the
great Gary Chalk) made “HeroQuest” stand out as one of the best board games of
those years, and made it a great gateway-game to more complex and adult games.
This game, along with its sci-fi counterpart
“StarQuest” and many others from the 70s and 80s, such as “Fireball Island”
(amazing!) and “Ghost Castle” (a.k.a. “Which Witch?”) by MB, “The aMAZEing Labyrinth”
by Ravensburger, etc., have become collector’s item, of course, and full boxes
or parts of the game are for sale online and at game conventions. The prices
are extremely high, in my opinion, although some boxes are kept in mint
conditions and not a single piece is missing. But we’ll tackle the topic of vintage
board games and their market another time.
Personally, I am extremely grateful to Beatrix for allowing me to play with her “HeroQuest” set, and I hope to complete
it in the future by finding the missing expansions, so that the game nights in
Tanelorn with our friends may always offer us a new quest to play.
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Quando diversi anni fa ho conosciuto Beatrix, la mia
ragazza, temevo che i miei hobby le sarebbero sembrati
infantili e che avrebbero peggiorato la sua opinione di me. Essere un giocatore
di ruolo o un videogiocatore non era una cosa popolare come adesso, ed i
termini nerd e geek erano usati più che altro in senso dispregiativo. Tuttavia,
dopo qualche mese scoprii che anche lei aveva un lato nerd! In particolare,
aveva letto la serie di librigame “Oberon” (ambientata nel Magnamund di Dever),
il suo libro preferito era “Lo Hobbit” di Tolkien, e non ci volle molto perché
diventase una fanatica giocatrice di “Vampiri: la Masquerade” (non fa altro che
parlare di quanto fosse forte il suo Tremere).
Una volta, mentre parlavamo di
giochi in scatola, nominai “HeroQuest”. Immaginatevi il mio stupore quando lei
mi disse: “Oh sì, HeroQuest! Ce l’ho, con due espansioni.” Due pensieri mi
attraversarono la mente: primo, perché non me lo avesse detto prima; secondo, è
quella giusta. In effetti il gioco era stato uno dei miei preferiti da bambino,
dato che il mio vicino di casa aveva il set completo con tutte le espansioni
disponibili e ci giocavamo ad nauseam
ogni estate. Di recente gli ho chiesto un paio di volte se fosse disposto a
vendermi il gioco, ma ovviamente, dato che è un giocatore e collezionista
serio, mi ha detto di no. Non lo biasimo.
Comunque, sollecitai Beatrix a cercare il gioco, che era stato riposte in uno dei tanti armadi nel
sottotetto di casa sua, dato che volevo assolutamente vedere in che condizioni
fossero la scatola base e le espansioni. Tutto sommato, erano in condizioni
decenti, mancavano solo un paio di carte dal mazzo principale ed alcuni
elementi delle espansioni era spariti. A proposito, le espansioni erano “Il Ritorno
del Signore degli Stregoni” e “La Rocca di Kellar”. Speravo tanto che avesse
anche “I Maghi di Morcar”, ma quella è un po’ difficile da trovare, e dopotutto
avevamo materiale a sufficienza per un’overdose di nostalgia con tutta quella
roba che aveva trovato in soffitta.
Naturalmente organizzammo delle
sessioni di gioco, nelle quali giocammo diverse missioni con i nostri amici, e
ci siamo divertiti moltissimo. Tutti avevamo giocato “HeroQuest” in gioventù, e
ognuno di noi era ansioso di rigiocare e rivivere le avventure dei quattro eroi
esploratori di segrete. Facemmo una partita anche per l’ultimo dell’anno, da
veri nerd, ed è stato fantastico. Tutti avevano un personaggio, un mostro o un
tipo di avventura preferiti, ed abbiamo colto l’occasione per giocare come un
gruppo di ragazzini. Divertentissimo!
Se ne trovate una copia in italiano, speditemela a Tanelorn! |
“HeroQuest” era stato creato da
Stephen Baker a pubblicato nel 1989 in collaborazione dalla Milton Bradley e
dalla Games Workshop. Era vagamente ambientato nell’universo di Warhammer. Più
che un semplice gioco, era un sistema di gioco, che permetteva l’aggiunta di
espansioni e modifiche. Uscirono anche un “Design Kit” e tre romanzi basati
sull’ambientazione. Alcuni anni dopo, usci anche una versione “Advanced”, con
regole più complesse. Però, a mio parere, ciò che rendeva grande il gioco era
la sua semplicità rispetto ad un vero e proprio gioco di ruolo, appaiata all’incredibile
cura dei dettagli. Le miniature, il tabellone, i dadi, e soprattutto le carte
(illustrate dal grande Gary Chalk) fecero di “HeroQuest” uno dei giochi in
scatola migliori di quegli anni, e lo resero una porta di ingresso verso giochi
più complicati ed adulti.
Questo gioco, insieme alla sua
controparte fantascientifica “StarQuest” e molti altri giochi degli anni ’70 e ’80,
come “L’Isola di Fuoco” (incredibile!) e “Brivido!” della MB, “Il Labirinto
Magico” della Ravensburger, etc., sono diventati oggetti da collezionisti
naturalmente, e scatole complete o parti dei giochi si trovano in vendita
online ed in fiere specializzate. I prezzi sono altissimi, secondo me, anche se
alcune scatole sono tenute in condizioni impeccabili e non manca neanche un
pezzo. Ma affronteremo l’argomento dei giochi in scatola d’epoca e del loro
mercato un’altra volta.
Personalmente, sono estremamente
grato a Beatrix per avermi permesso di giocare col suo “HeroQuest”, e
spero di completare il set trovando in futuro le espansioni che le mancano,
così che le notti di gioco a Tanelorn con i nostri amici ci offrano sempre una
nuova missione da giocare.
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